Testimonianza 15 Febbraio 2011 Paola Chiara
Mentre scrivo queste righe sono seduta sulla sabbia, e sento le onde battere sulla terraferma. Chiudo gli occhi e per la prima volta dopo settimane, dopo mesi, non vengo assalita dalla paura di venire inghiottita dal mare. Semplicemente chiudo gli occhi e respiro. Mentre i pensieri prendono forma, una sola parola rimane in sottofondo, fa da sostegno al tutto, diventa quasi conditio sine qua non, ed è “Lode”. A Letojanni io nemmeno ci volevo andare, ma, come spesso mi accade, non ho potuto scegliere. Qualcuno aveva già deciso per me. Avevo bisogno di essere guarita e nemmeno me ne rendevo conto. Avevo trascorso le ultime settimane nell’angoscia, nell’ansia, in preda alla preoccupazione. Una mente che non si dava pace. Con il cuore in lacrime per un amore che finiva. Mi sentivo sola, abbattuta, sofferente. Sfinita. Mi chiedevo dove fosse finito Gesù. Cercavo ovunque mezzi che fossero in grado di sostenere la battaglia per me e con me; cercavo ovunque sguardi d’amicizia, abbracci d’amore, surrogati di risposte valide e durature. Niente, non trovavo niente che mi aiutasse nel buon combattimento. A Letojanni Dio mi ha guarita. La prima Parola di Vita per me è stata: anche il più debole dica “io sono un guerriero” (Gioele, 4-10). Ho iniziato a comprendere che la mia debolezza non era da annientare, non era da abbattere, era solo da offrire, con umiltà, a Lui. Piuttosto che lottare contro me stessa, avrei dovuto prendere coscienza della mia debolezza e darla completamente a Dio, certa che ne avrebbe fatto cosa buona per me. Io sono un guerriero. Ho toccato con mano cosa vuol dire questa frase: quando siamo con Dio, niente ci può ferire, anche la debolezza si fa forza, e nella sofferenza siamo vittoriosi, in Colui che tutto può. A distanza di giorni, qui, su questa sabbia, mi accorgo che cercavo altrove la risposta ad ogni domanda, ma che in realtà i mezzi per vincere erano già dentro di me. Lo Spirito di Dio, di cui sono tempio e custode. Lo Spirito mi ha risollevata, mi ha fasciato le ferite, mi ha permesso di riconoscermi, ancora una volta, quale figlia di Re. A distanza di giorni, qui, davanti alle onde, ad occhi chiusi, non vedo il buio, ma i riflessi del sole, accecante e pieno. E penso alle opere meravigliose che lo Spirito compie. Lodo Dio per quello che a Letojanni mi ha fatto provare. La Pace. La Gioia. La Pienezza di essere in Lui. Quando il corpo si abbandona alla Grazia del Padre, per mezzo dello Spirito Santo, ogni cosa sembra essere esattamente lì dove deve essere. Tutto trova compimento e perfezione. Tutto il resto c’è ancora, ma scompare dinanzi alla perfezione del mio Dio. A Letojanni ho pregustato la bellezza del Paradiso: le lodi innalzate al Signore, insieme alle Sue creature celesti. La Luce che ho visto era quella propria di Gesù. La stessa che ora, ad occhi chiusi, mi porta a cercarLo tra le onde del mare, ed eccoLo lì. Non Te ne eri andato, Signore, ero io che non capivo, ero io che mi stavo ammalando. Eri ovunque, bastava cercarTi con gli occhi dello Spirito, piuttosto che con quelli della mente. Mi avevi già dato tutto quello che occorreva per dire “io sono un guerriero”: un cuore che batte per Te, due mani che si alzano a cantare le Tue Lodi, una bocca che Ti rende testimonianza e benedice il Tuo nome. A distanza di giorni, qui, adesso, Ti vedo ovunque. In questi granelli di sabbia che mi si attaccano sulle mani, sulle impronte che i gabbiani hanno lasciato sulla terraferma. Ti scorgo persino in quella debolezza che mi ha lasciato del tutto, non ancora, ma che forse non mi lascerà mai. Ed anche per questo Ti lodo, perché è questa debolezza che mi fa diventare piccola, e bisognosa di Te. Ti vedo e Ti sento. E vorrei dirTi tante, troppe cose, ma non mi resta che chiederTi di poggiare ancora una volta le Tue mani sul mio cuore, per tenerlo al caldo. E l’unica stentata, umana parola che mi riecheggia dentro è semplicemente … “Grazie”.